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Channel: Franco Nembrini – il blog di Costanza Miriano
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Sulle spalle dei giganti. Le domande di oggi ai grandi di ieri

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Giovedì 24 novembre, alle ore 21, nel teatro della parrocchia di San Bernardo da Chiaravalle, appuntamento con Franco Nembrini e Don Fabio Pieroni per continuare ad interrogarci sulla nostra vita a partire dalle pagine dei grandi della letteratura.
Troppe volte la storia e la letteratura sono considerate qualcosa di estraneo, un fardello da gettar via appena usciti dall’età scolare. Eppure scopriamo continuamente che le nostre domande quotidiane sono le stesse degli uomini che ci hanno preceduto, e che la loro fatica ci consegna un’ipotesi di risposta da cui è possibile partire per lanciarci nella vita.
Con l’aiuto di Franco Nembrini vogliamo confrontarci con le pagine di Petrarca, Ariosto, Foscolo, Manzoni, Leopardi, Baudelaire, Verga, Montale, Buzzati, Guareschi e tanti altri autori per verificare se è possibile stare sulle spalle dei giganti e da lì intravedere un orizzonte di senso per la nostra vita.
L’uomo e il suo trionfo: Petrarca, Ariosto e Machiavelli
Cosa deve fare l’uomo per riuscire nella vita?
Giovedì 24 novembre 2016
Ore 21.00

 



Sulle spalle dei giganti. Le domande di oggi ai grandi di ieri

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Giovedì 19 gennaio, alle ore 21, presso la chiesa delle Stimmate a Largo di Torre Argentina, appuntamento con Franco Nembrini e Don Fabio Rosini per continuare ad interrogarci sulla nostra vita a partire dalle pagine dei grandi della letteratura e verificare se è veramente possibile stare sulle spalle dei giganti e da lì intravedere un orizzonte di senso per la nostra vita.

La riforma protestante, un uomo senza tradizione, un uomo senza libertà
E’ ancora possibile parlare di verità?

Giovedì 19 gennaio 2017
 
Ore 21.00
 
Chiesa delle SS. Stimmate, Largo di Torre Argentina, Roma
 

 

 


Sulle spalle dei giganti, si riprende

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18 gennaio 2018 ore 21 si riparte: Baudelaire, Pascoli, Pirandello, Verga, Pasolini, Buzzati, Guareschi, Corti. Cinque incontri a Roma, parrocchia di San Bernardo da Chiaravalle, in compagnia di Franco Nembrini.

Ma da dove eravamo partiti? Da Thomas Eliot. Guardate questo video

OVVIAMENTE siete invitati (per chi pensa sia una bella occasione) a :
1) venire
2) invitare amici
3) invitare parroci/insegnanti/presidi
4) invitare liceali
5) se avete parrocchie uffici scuole o biblioteche richiedere la locandina per farla esporre.

Il segreto dell’educazione è non avere il problema dell’educazione

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QUI lo streaming

di Costanza Miriano

Quando Franco ha suonato a casa mia, come fa ogni tanto (troppo poco, comunque, nonostante non mi dia mai il lungo preavviso che mi servirebbe a mettere a posto, rendermi presentabile, e allestire una cena di sedici portate come vorrei), per mettersi a raccontare di un’immagine che aveva visto e di un libro che ne stava nascendo, pensavo avesse scritto di pittura. Nota: Per fortuna l’entusiasmo per quell’affresco di cui voleva raccontarmi e un bicchiere di Macallan lo hanno completamente distratto dal disordine e dal mio trucco sfatto (non è vero, è un maschio e comunque non avrebbe notato nulla).

Quando mi ha chiesto di provare a presentarlo insieme, un brivido mi ha percorso la schiena, perché di arte non so proprio un tubo: la mia idea delle opere di arti figurative, come ho avuto modo di dire a uno sconsolato direttore della National Gallery di Londra che mi spiegava un Caravaggio, è che sia una inutile complicazione. “Se mi devi dire una cosa, scrivimi un biglietto”. Stava per cacciarmi dalla Gallery e dal Regno Unito, credo.

Però, come si fa a dire di no a un amico così prezioso? Insomma, a Franco ho detto sì. Studierò un po’, dai, me la caverò in qualche modo – ho pensato – come quando lavoravo in una redazione di economia e andavo alle conferenze stampa dei sindacati.

E invece questo libro strepitoso di Franco Nembrini, (si intitola solo così, Sì) non è un testo di storia dell’arte, ma un viaggio nella relazione tra uomo e donna, tra Dio e i suoi figli, tra noi e i nostri figli. È una miniera d’oro, un Bignami di tutti i temi che mi sono più cari, un libro da leggere e rileggere e sottolineare, e imparare a memoria in certi passaggi.

Tutto nasce da un affresco di Dono Doni, l’accettazione della maternità di Maria da parte di Giuseppe, che avevano segnalato all’autore, e che lui è andato a scoprire da poco. Da lì si arriva all’Inno alla Vergine di Dante, riletto magistralmente, e infine al Portale del Rosario della Sagrada Familia di Gaudì.

Posto che noi, come san Giuseppe, siamo tutti padri e madri putativi di figli che non sono nostri, ma che Dio ci ha “solo” affidato, la scoperta è che noi non plasmiamo queste creature con le nostre mani, come a volte il mio delirio di onnipotenza materna mi induce a sperare: noi possiamo solo testimoniare, con meno parole possibili (i figli non ascoltano con le orecchie, ma con gli occhi) quello che viviamo, e saremo credibili solo se ci crediamo davvero, perché “il segreto dell’educazione è non avere il problema dell’educazione” (la mia frase mantra rubata a Franco). Da qui un viaggio su cosa sia la libertà – una guerra! Forse la pagina più bella di tutto il libro, un tema in questo momento, tra l’altro, davvero cruciale – come si possa amare prima che l’altro cambi, come ci si possa sostenere, tra sposo e sposa, con i nostri amori fragili e difettosi, e rimanere in questo amore più grande di noi, esattamente come fa san Giuseppe, che sostiene Maria nell’affresco da cui è nata l’opera. (Se posso trovare un difetto al libro, e mio marito sa bene che trovare difetti e rompere le scatole è la mia specialità, è che non vi è riportata l’immagine completa dell’affresco, che è davvero incredibilmente bello).

Educare è possibile solo se c’è un abbraccio, e quando abbracciamo il nostro sposo, abbracciamo Gesù che è in lui. Questo abbraccio è possibile anche se quando non viene spontaneo, quando l’altro ci delude, quando noi deludiamo lui, perché siamo tutti abbracciati da un amore più grande: tutti noi, e qui arriviamo all’Inno alla Vergine, siamo “termine fisso d’etterno consiglio”, cioè tutti noi siamo amati da sempre, e pensati da prima che il mondo fosse. Noi siamo della stessa stoffa di Maria, con in più, noi, il peccato che lei non ha. Ma ognuno di noi è prezioso e amatissimo prima ancora che cambi, che poi è la cosa che dobbiamo cercare di comunicare ai figli: che sono amabili perché ci sono, punto e basta, indipendentemente da quello che fanno. Non sono le loro azioni a renderli amabili.

Con quello sguardo ci guarderà Maria nell’ora della nostra morte, come racconta Gaudì, e con lei ci sarà Giuseppe, a sostenere lei e noi, come ha sempre fatto, nel silenzio.

Di questo e molto altro – di golfini imposti ai figli quando noi mamme sentiamo freddo, di cordoni ombelicali da tagliare e di parolacce – parleremo con Franco il 27 aprile , mercoledì. Siete tutti invitati. Il mio unico problema è che, quando vengo invitata a dire la mia in pubblico in tema di educazione, copio sempre da lui; stavolta lui sarà vicino a me, mi sa che mi sgama. Mi dovrò inventare qualcosa di nuovo.

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